A Gipsy Soul
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Giorno 39 di quarantena, cielo velato, Aprile già a metà. Tutto rimane sospeso, i grandi progetti, gli acquisti, le escursioni che avevamo in programma, i piccoli viaggi che ti scaldano il cuore e che ti liberano la mente, tutto sospeso. Tutto sospeso ma non per la natura che una mattina ha deciso di svegliarci con un limone pieno di fiori e boccioli, con un azalea bicolore che sta pian piano sbocciando, con piccoli boccioli di rosa pronti ad aprirsi appena arriverà Maggio. Tutto sospeso ma non quell'esserino che cresce dentro di me, una pancia ogni giorno più grande.
Arriverai con la prima luna di Luglio, con il canto delle cicale, arriverai con i colori dell'estate, arriverai in un mondo profondamente cambiato che cercheremo di imparare a conoscere insieme. 
 Tutto sembra sospeso ma la vita va avanti, esplode ogni giorno in un bocciolo di rosa o in un calcetto nella pancia. La Primavera è rinascita, la stagione più colorata dell'anno quella che ispirò artisti come Botticelli e musicisti come Vivaldi; il periodo in cui la natura si risveglia dal torpore invernale per prepararsi al caldo estivo.
Fra i rami della malinconia ecco spuntare la bellezza: mi godo i momenti, le letture sul divano con i piedi intrecciati a quelli di lui, i pic-nic improvvisati sul balcone, il silenzio della città, il sole che entra in cucina, sforno pane e focaccia in queste giornate allungate che finiscono con la luce dorata del tramonto.
Ne uscirò cambiata, un pò più rude, un pò più diffidente ma ancora con il sorriso guardando al futuro!
• #andràtuttobene •


Eccomi tornata e pronta per raccontarvi la mia Corsica, l'isola della bellezza che ti riempie gli occhi, che ti libera la mente, Corsica, isola selvaggia dal profumo inconfondibile del Mediterraneo. La Corsica mi è entrata nel cuore con il suo mare cristallino, con le sue montagne imponenti, con le sue strade tutte curve, con le sue rocce a picco sul mare. La Corsica è un caleidoscopio di emozioni e paesaggi tutti da scoprire. Fra tutte le immagini che mi porterò impresse nella mente questo inverno ci saranno sicuramente i tramonti, l'aria che cambia con la scomparsa del sole, le sfumature del cielo che regalano spettacoli ogni sera diversi.
Il nostro diario di bordo, un viaggio organizzato come un puzzle, incastrando come tessere un po' di mare, trekking, storia e montagna. Si parte da Livorno con la compagnia Corsica Ferries e si raggiunge Bastia, da dove parte la nostra avventura di sette giorni con una voglia pazza di scoprire e respirare a pieni polmoni l'aria corsa.

DAY1 • C A P  C O R S E • Ci sono tanti motivi per innamorarsi della Corsica: perché è una terra dove la natura è forte ed intensa, perché ha un'anima indomita e selvaggia, perché i suoi paesaggi sanno essere dolci e violenti allo stesso tempo. Capo Corso è la parte più settentrionale della Corsica dove la costa è la più selvaggia: qui il paesaggio è mutevole di forme e di colori, a tratti è aspra a tratti è placida e paradisiaca. Piccoli paesi incastonati sulla montagna scendono verso il mare, un tempo unica via di fuga, qui il mare è blu intenso. La prima sera un tramonto indimenticabile, e non sarà l'unico. La nostra base è il camping U Sole Marino, Patrimonio, con la sua spiaggia di ciottoli bianchi e l'acqua cristallina ci regala il nostro primo bagno in acque corse.
DAY2 • D E S E R T  D E S  A G R I A T E S • Corsica nord, fra Saint-Florent e la foce dell'Ostriconi, questo deserto verde di 16.000 ettari è pressoché disabitato. La panoramica D81 attraverso questo deserto spettacolare e una deviazione percorribile solo da fuoristrada porta alla Plage de Saleccia: spiaggia bianca e acqua cristallina ripagano di circa un'ora di sterrato. Un vero paradiso. Da qui, nel pomeriggio ci siamo spostati a piedi in circa 45 minuti Plage du Lotu, anch'essa incontaminata, da qua proseguendo su un facile sentiero che costeggia la scogliera siamo arrivati in una piccola caletta di spiaggia bianca dove ci siamo regalati l'ennesimo bagno della giornata.
DAY3 • G I R O L A T A • Lasciamo Patrimonio e il Desert des Agrietes alle spalle, la prossima destinazione è il Nord-Ovest dell'isola nella riserva naturale di Scandola, la missione di oggi è raggiungere Girolata, questo piccolo villaggio di pescatori affacciato su una splendida insenatura ben protetta dai venti si può raggiungere solo a piedi da Col de la Croix. Sul promontorio si erge maestoso il forte genovese. La prima parte di sentiero è in discesa e porta alla cala di Tuara dove la vegetazione verdissima arriva a lambire la spiaggia. A farvi compagnia le mucche e il rumore delle onde. Da qui due diversi sentieri raggiungono il paese: uno segue la costa camminando sopra le scogliere e uno che scavalca il promontorio oltre il quale si trova il villaggio. All'andata abbiamo fatto quello lungo la costa e al ritorno quello interno. I paesaggi e il luccichio dell'acqua dato dal sole di metà pomeriggio ti rigenerano e ti mettono in pace con il mondo. Questa notte dormiremo a Partinello al Recidence Les Asphodeles dove dal balcone dell'appartamento godiamo di una vista mozzafiato sul golfo di Porto. 


DAY4 • P LA G E S  E  C A L A N Q U E S  D E  P I A N A • Si rimonta il bagaglio in macchina e si prosegue lungo costa e attraversiamo la zona dei calanchi, occhi sgranati e bocca spalancata, i calanchi saranno la nostra attrattiva del pomeriggio adesso dobbiamo raggiungere il villaggio di Piana, in posizione panoramica sul golfo di Porto, base ideale per escursioni su questo tratto di costa ricco di bellissime spiagge. La plage d'Arone è una di queste: sabbia fine circondata da cespugli di mirto, tra rocce rosse e acqua cristallina. Dopo aver percorso una strada tutta curve si raggiunge invece Anse de Ficajola, una riparata caletta di piccoli ciottoli dove sui fondali sassosi nuotano branchi di allegri pesci.
Scaldati dal sole e salmastrosi raggiungiamo Hotel Les Calanques per una doccia veloce, non abbiamo dimenticato il programma del pomeriggio. 
Le calanche, formazioni di granito che si colorano, a seconda della luce, dal dorato al rosso acceso. Les Calanques sono una spettacolare selva di rocce granitiche plasmate dal vento e dall'acqua che hanno formato incredibili cavità e dato vita a vere e proprie figure di pietra. 
  • Piana - Ota: Track sulla vecchia mulattiera che collegava Piana a Ota, paesaggio e panorami unici attraverso i calanchi che termina sulla strada per osservare le varie forme attribuite alle rocce rosse. 

  • Tête de chien - Château Fort: Passeggiata di circa 1h a/r per arrivare ad un punto panoramico unico, rocce a picco sul mare da dove si può osservare tutto il golfo di Porto. Un trekking emozionante fatto al tramonto che ci ha regalato lo spettacolo più bello e irripetibile di tutta la vacanza.

DAY5 • T R A L I C E T U • Siamo scesi sotto Ajaccio, ed abbiamo montato la tenda al Camping chez Anthoine,  la spiaggia di Tralicetu si trova a sud del borgo di Tizzano ed è raggiungibile in auto da uno sterrata in cattivo stato. Questa spiaggia di sabbia si estende in un ambiente incontaminato con qualche duna ai bordi, da qui si segue un sentiero che porta alla vicina spiaggia di Cala Barbaria o plage d'Argent in un ambiente di eccezionale bellezza. La spiaggia è più piccola della vicina, ma la tranquillità che vi regna e i suoi scogli le conferiscono un carattere paradisiaco. Sulla sinistra ci sono molte piccole calette separate da scogli dalle forme arrotondate, godersi l'intimità su una caletta isolata e nascosta ti fa sentire tanto Robinson Crusoe!! Nelle vicinanze, spostandosi nell'interno, in un paesaggio unico, si ha l'occasione di osservare alcuni siti di allineamenti megalitici più importanti della Corsica.
DAY6 • B O N I F A C I O • Arroccata sul suo promontorio, Bonifacio deve il suo fascino al mare e alle sue falesie di calcare bianco. Partiamo da capo Pertusato, punto più a sud di Corsica per raggiungere la rocca della città seguendo uno spettacolare sentiero sulle falesie, il vento, il bianco delle rocce e il turchese del mare sono nostri fedeli compagni. Una volta tornati indietro ci rinfreschiamo nella piccola plage di St-Antoine, ai piedi del faro di Pertusato. Questa cala isolata offre una piacevole distesa di sabbia in un sito davvero unico, circondata da falesie modellate dal vento e dal mare.



DAY7 • C O R T I , C E N T R U D I C O R S I C A • Lasciamo la costa occidentale per tornare a Bastia attraversando l'isola dal suo interno, le spiagge sono lontane, Corti rappresenta il cuore della Corsica. Arroccata tra le sue montagne divenne capitale della Corsica indipendente ed ha mantenuto tutto il suo fascino rivoluzionario. Rimaniamo incantati dalle montagne e i sentieri che risalgono il fiume Restonica, un'altra buona occasione per tornare in Corsica!

Verde sarà il colore predominante, il rumore dell'acqua vi accompagnerà per gran parte del percorso, l'odore di muschio sarà insistente, sarà un percorso a tratti impegnativo ma vi trasporterà in un altra dimensione, la magia del bosco e dell'acqua renderà il tutto magico, sembrerà di stare in una foresta primordiale, con cascatelle, rocce da scalare e sentieri da percorrere con viste panoramiche. La Via degli Acquedotti collega Pisa a Lucca attraversando il Monte Pisano.
Per questa escursione evitiamo i tratti cittadini e partiamo da Asciano, alle pendici del monte per giungere a Guamo dove comincia l'acquedotto Nottolini che arriva fin dentro le mura di Lucca.
Si parte dalla parte bassa del paese di Asciano, si salgono le stradette del paese, verso la località il Prato, dove si iniziano a scorgere le prese dell’Acquedotto. La salita per il sentiero, talora erto, porta verso Foce Pennecchio. Il primo edificio che si incontra è il Cisternone, interessante edificio che serviva come deposito e controllo delle acque prima che entrassero in città.

 

Si rimonta nel bosco la Valle delle Fonti, incontrando i piccoli edifici di presa in muratura o “bottinelli” e le tubazioni di trasporto, pure inserite entro murature. A circa metà altezza, con una breve deviazione a sinistra si visita il suggestivo sito di Mirteto, una antica comunità religiosa con chiesetta romanica, oggi purtroppo caduta in rovina. La pace e la serenità che si respira in questo angolo di bosco è davvero unica.


Da Foce Pennecchio o della Guardia, un breve e comodo sentiero pianeggiante verso destra porta alla Via Tobler, storico accesso da Agnano all’importante valico di Campo di Croce (617 m), e la si segue attraversando un paio di caratteristiche sassaie o “maoni”. La Via Tobler continua per 2 km abbondanti verso il grande prato di Santallago.



 
Si scende direttamente lungo il sentiero in direzione della piana lucchese: è la Via Calcesana che, dopo aver brevemente toccato una strada forestale, segue dappresso il Rio di Vorno, allietata da cascatelle e piccole rapide. E' qui che ci fermiamo per il pranzo, sulle rive del rio, ci riposiamo cullati dal fruscio delle foglie e dal leggero sciabordio delle acque. Un angolo di foresta che scopriremo essere a due passi dalle prime case di Cima di Vorno. Con 1,6 km di carrozzabile secondaria lungo il Rio Maestro di Vorno, si giunge al centro del simpatico omonimo paese e alla sua maestosa chiesa Parrocchiale.

Situato in una zona rigogliosa e mite, Vorno ha sempre suscitato grande fascino. Per questo motivo il paese è costellato di Ville signorili, residenza estiva di rinomate famiglie lucchesi. Le ville possono essere osservate percorrendo un anello di circa 5 km. Un percorso segnalato che attraversa il paese permettendo di ammirare le bellezze naturali e architettoniche di Vorno e la grande operosità di un paese bagnato da rii e torrenti. La peculiarità di Vorno sta nel particolare tessuto urbanistico delle chiuse e delle ville, formatosi tra il Cinquecento e il Settecento. La chiusa è sempre circondata da muri di pietra grigia e presenta una varietà di spazi ben definiti: il giardino dei fiori e del verde, l’orto, il frutteto, i pergolati, la limonaia, le stalle, le cantine e i magazzini. Al centro della chiusa si trova la villa, che qui mantiene volumetrie ed elementi architettonici piuttosto contenuti. Più elaborati appaiono invece gli accessi alla villa: le cancellate, i pilastri decorati, i bancali in pietra, i viali alberati) e soprattutto il giardino, con le vasche, le fontane, i ninfei, i giochi d’acqua, le piante esotiche, le siepi e le aiole multiformi. Affacciarsi dai muretti, respirare profumi di roseti rigogliosi, sbirciare dalle piccole fessure dei cancelli.. una passeggiata rilassante fra architettura e botanica.




Si prosegue il nostro percorso: la Via di Valle, carrozzabile con scorci altamente panoramici, risale alla località Gallonzora, con 2 km di percorso e dislivello di 150 m. Nei pressi si trova un piccolo Osservatorio astronomico allestito dal Comune di Capannori. Si ridiscende ora verso la pianura, percorrendo un comodo sentiero lungo il Rio di San Quirico incontrando interessanti ed eleganti manufatti, costruiti in laterizio unito alla locale Pietra di Guamo (le cave sono in vicinanza), che l’ architetto Nottolini progettò nei primi decenni del XIX secolo per la captazione, la depurazione e la regimazione delle acque. Il sito è detto “Le Parole d’Oro” da una scritta bronzea presente sulla spalletta di un ponticello. Una carrareccia di fondovalle, con una breve deviazione finale verso sinistra lungo la condotta ricoperta, porta in 1,1 km al cosiddetto Tempietto di Guamo, piccolo edificio circolare in stile neoclassico adibito alla raccolta delle acque e da questo punto inizia la lunga serie di alte snelle colonne dell’ Acquedotto del Nottolini o “archi delle fontane” secondo una dizione popolare, che con percorso rettilineo attraverso la piana, si giungerà alle porte di Lucca.




E come sempre potete consultare la cartina con tutte le tappe per scoprire una Toscana semplice ma di grande effetto fuori dalle rotte più conosciute:

La carciofaia della fazenda è entrata in produzione, tondeggianti oppure oblunghi? Grandi o piccoli? Spine o non spine? Il carciofo mi ha sempre affascinata, osannato nelle opere di poeti medievali e contemporanei, sulle tavole degli antichi romani e poi nei banchetti di corte in Francia. Questo è il periodo migliore per gustare i carciofi, ortaggio dalla natura ambivalente, chiuso in un'armatura ma tenero dentro. Già per gli antichi greci la sua nascita sarebbe dovuta al carattere spinoso di una ragazza bellissima, Cynara, di cui si era perdutamente innamorato niente meno che Zeus. Ma il divino dongiovanni, rifiutato dalla scontrosa fanciulla, volle punirla trasformandola nel vegetale tanto gradevole al palato quanto resistente tra le mani. Ecco la leggenda del Cynara Cardunculus Scolymus ( nome botanico ). Che per gli arabi si chiamava alcachofa e che ne amavano il fascino di creatura un po' ninfa un po' guerriero: "Figlia dell'acqua e della terra, la sua abbondanza si offre a chi la sospetta chiusa in un castello di avarizia". Cantava il poeta Ibn al-Talla. 
Il suo gusto dolce e amaro insieme viene esaltato dai semi di finocchio, che regalano una freschezza in bocca unica. La farina di mais dona la croccantezza giusta per un boccone di pura poesia!


" Il Carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde."
[ODE AL CARCIOFO - Pablo Neruda]

INGREDIENTI 
  • Carciofi
  • Farina di mais
  • semi di finocchio
  • sale e pepe qb
  • Olio extra-vergine di oliva
PROCEDIMENTO

Pulire i carciofi e sbollentarli per una decina di minuti. Tagliarli a metà e disporli su carta forno. Cospargete le metà dei finocchi con la farina di mais e i semi di finocchio, irrorate con olio, sale e pepe. Infornate per 15 min a 180° (forno ventilato).










    Serviti come piccoli bocconcini, sono l'ideale anche come aperitivo finger-food oltre che come contorno sublime.


    La primavera è arrivata in tutto il suo splendore, e in tutto il suo splendore si presentano le colline toscane, sali e scendi di gradazioni diverse di verdi, dove svettano cipressi sui crinali e macchie rosse di papaveri in piano. Le terre di Siena e specialmente la Val d'Orcia regalano panorami mozzafiato da cartolina. Sui colli, borghi e monumenti isolati di straordinario fascino sorvegliano boschi di querce, oliveti e i vigneti dove si producono il Brunello Imponente chiude il paesaggio il Monte Amiata, il più alto vulcano spento d’Italia. Il fiume che ha dato il nome alla Val d'Orcia è poco più di un torrentello: l’acqua, naturalmente, non è solo quella dell’Orcia e dei suoi affluenti. A Bagno Vignoni come a Bagni San Filippo, le acque termali che salgono dal cuore del vulcano tornano alla luce con prepotenza, formano concrezioni di rara bellezza, offrono benessere e salute, da millenni, apprezzate fin dal Medioevo e dal Rinascimento le acque termali, ricche di zolfo, calcio e magnesio, curarono illustri personaggi, fra cui Lorenzo il Magnifico. 
    Bagni San Filippo è un piccolo paese cresciuto intorno all’antica sorgente termale. Lì varie sorgenti si mescolano alle acque piovane e formano un piccolo torrente chiamato Fosso Bianco per il colore che assume l’acqua, ricca di carbonato di calcio.




    L’itinerario è facile, quasi tutto su strade bianche e sentieri di bosco. Il nostro itinerario ha inizio dalla SS2 Cassia in località “la Bisarca”. Qui prendiamo la strada per Abbadia SS. e, subito alla prima curva, si devia a destra inerpicandoci verso il podere i Borracci. Seguendo la stradina di crinale continuiamo a fare quota, con vedute sempre più ampie, fino a raggiungere la strada per Campiglia d’Orcia che noi prenderemo a sinistra fino al piccolo borgo dei Pietrineri. Sulla nostra destra,  all’altezza della bella struttura del Palazzo (Ex Uffici delle miniere, oggi residence per vacanze) inizia una stradina che ci porta alla vecchia miniera di mercurio ed alla zona delle “puzzolaie”. Qui si arriva tramite un sentiero tra il bosco ad uno spiazzo dove fuoriesce vapore ed acqua calda dal sottosuolo (circa un chilometro andata e ritorno). Prima lo sentiamo con il naso (odore di zolfo), la terra sotto i piedi gorgoglia e tra le pietre finalmente si vede ribollire l'acqua. 
    Si torna indietro in paese e si prosegue sulla strada asfaltata, poco dopo sulla sinistra inizia un sentiero molto suggestivo che si addentra nel bosco e, costeggiando una serie di grandi massi, va a “sbucare” di fronte alla “grotta” di S. Filippo. Da qui si prende la strada per il paese e poi la deviazione per il “fosso bianco”. Qui proveremo la bontà di queste acque con un pediluvio o con una bella doccia sotto la cascatella della “balena”. Ogni volta lascia stupiti: varie piccole cascatelle e vasche naturali di acqua talora bianca lattiginosa talora celestina e variegate concrezioni calcaree. Fra queste la più suggestiva è senz’altro l’enorme Balena Bianca, così chiamata per la somiglianza che ha con la bocca di una balena .Si consiglia quindi di portare costumi ed asciugamani. Da qui si ritorna in paese e, per la provinciale, in poco tempo al punto di partenza.

    E come sempre potete consultare la cartina con tutte le tappe per scoprire una Toscana semplice ma di grande effetto fuori dalle rotte più conosciute:


    Il kumquat (Citrus japonica), conosciuto anche come mandarino cinese, è un piccolo albero da frutto, ideale per essere coltivato anche in casa. Le sue piccole dimensioni sono adatte per la coltivazione in vaso ed ha una grande capacità di resistere alle condizioni climatiche più rigide dei mesi invernali. Può essere quindi coltivato con facilità anche dai più inesperti. A dispetto delle dimensioni, riesce a essere molto produttivo; bastano infatti poche piante per ottenere moltissimi frutti. Caratteristica saliente del kumquat, che lo differenzia dagli altri agrumi, è che anche la buccia è commestibile.Un unico boccone, si mangia per intero. E’ molto gradevole al gusto, poiché lascia sul palato una doppia sensazione, quella dolce della buccia e l’acidulo della polpa. All’interno, tra l’altro, ci sono pochi semi, non molto duri. In genere i frutti maturano da ottobre a febbraio, e hanno la capacità di persistere a lungo sulla pianta, e dunque è possibile raccoglierli al bisogno. Questo agrume ha eccellenti proprietà alimentari. E’ infatti ricco di vitamina C, A e di sali minerali come potassio, ferro, fosforo e magnesio. E’ inoltre ricco di carotenoidi che colorano la buccia. Grazie a queste sostanze, il consumo di questo frutto potenzia le difese immunitarie e previene l’invecchiamento grazie alle sue virtù antiossidanti.
    Con questi frutti si possono preparare delle gustose marmellate per farcire semplici biscotti di frolla o crostate gustose! Come le arance l'abbinamento secondo me perfetto è con un tocco di cioccolato, ed è per questo che con questi occhi di bue ho voluto aggiungerlo colato sopra.. una goduria per gli occhi e per il palato!
    E voi l'avete mai assaggiato questo piccolo frutto? che ne pensate?


    INGREDIENTI MARMELLATA
    • 1 kg di kumquat
    • 400 gr di zucchero di canna
    • 1 limone




    INGREDIENTI PASTA FROLLA
    • 1 uovo
    • 200-250 g di farina
    • 100 g di burro a temperatura ambiente
    • 100 g di zucchero di canna 
    • 1 cucchiaino scarso di lievito per dolci 
    • Cioccolato fondente





     
     
    PROCEDIMENTO MARMELLATA: Mettete i kumquat in una ciotola con acqua fredda per almeno 2 ore. Scolateli e tagliate a rondelle togliendo tutti i semi. Aggiungete lo zucchero e la buccia grattugiata ed il succo di limone. Mescolate bene, poi cuocete a fuoco dolce per 20 minuti circa, mescolate di tanto in tanto. Frullate quindi con un frullatore ad immersione. Fate la prova del piattino (mettete un po di marmellata su un piattino e inclinatelo: se il composto fa fatica a scivolare è pronto).
    PROCEDIMENTO PASTA FROLLA: Per prima cosa iniziamo lavorando l'uovo in una ciotola con l'aggiunta dello zucchero di canna. A questo punto uniamo il burro a temperatura ambiente e il lievito. Con l'aiuto di una forchetta iniziamo a lavorare l'impasto e uniamo la farina poca alla volta. Lavoriamo bene il nostro impasto con le mani fino a formare un panetto sodo e omogeneo. Prendiamo la nostra frolla, avvolgiamola con della pellicola trasparente e lasciamola riposare 20-30 minuti in frigo. Trascorso il tempo di riposo, con l'aiuto di un mattarello stendiamo la frolla su un foglio di carta forno fino ad ottenere un'altezza di 5mm. Con un coppa pasta ricaviamo tanti cerchi, saranno i nostri biscotti. Potete scegliere la dimensione che preferite :)! Disponiamo i biscotti in una teglia, cuociamoli in  forno statico 190° a per 15-20 minuti. Una volta cotti lasciamoli raffreddare completamente. Quando saranno ben freddi farciamo i biscotti con la marmellata, fondiamo la cioccolata fondente a bagno maria e lasciamola colare su i nostri occhi di bue.





      Prima domenica di Primavera, temperature nettamente alte, almeno a valle. Destinazione Doganaccia, nella provincia pistoiese. Nessuna nuvola all'orizzonte e poco vento, giornata perfetta per intraprendere il primo trekking della stagione. Ossigenare la mente e godere di paesaggi mozzafiato che cambiano ad ogni stagione.Per questo nuovo capitolo di #discoveringtuscany vi porto sull'appenino tosco-emiliano, fra il Monte Cimone e il comprensorio del Corno alle Scale. Un trekking da fare in tutte le stagioni!

      Siete carichi? Zaino in spalla! Di seguito tutte le indicazioni tecniche per affrontare questo trekking in montagna.



      Dal piccolo villaggio di Doganaccia (1547 m), antica dogana del Granducato di Toscana posta al confine con il Ducato di Modena, si segue in salita il sentiero segnato n. 6 CAI/M.P.T. (Montagna Pistoiese Trekking) che porta in circa 50 minuti al Passo della Croce Arcana (1675 m) ove è presente il monumento ai Caduti della Grande Guerra. Dal passo si segue il segnavia 00 CAI - GEA che, aggirando il Monte Spigolino (1827 m), porta al Passo della Calanca (1737 m), si prosegue sul sentiero 00 CAI - GEA tralasciando i sentieri che scendono verso sinistra (versante modenese) e in breve tempo raggiungiamo il Lago Scaffaiolo(1790 m). Il sentiero non è per niente difficile, la gran parte in piano e in questo inizio di primavera gran parte della neve è già scomparsa ma rimangono alcune zone innevate e la mattina a tratti ghiacciate, è quindi necessaria un'attrezzatura adeguata alla camminata in montagna e un pò d'attenzione ma il paesaggio dell'appenino tosco-emiliano vi ripagherà di ogni fatica.





      In prossimità del Lago Scaffaiolo sorge il Rifugio CAI "Duca degli Abruzzi", dove potrete rifocillarvi con una polenta da condire come meglio credete: sugo al cinghiale, formaggio o ai funghi o ancora con combinazioni dei vari condimenti. La cornice del lago è magica, noi l'abbiamo trovato ghiacciato ed è stato davvero suggestivo. Camminare sul lago ghiacciato è un'esperienza sensoriale che vi consiglio, sentire in sottofondo il fruscio dell'acqua e il crepitio del ghiaccio che si sta sciogliendo sotto i raggi di sole primaverili.
      Il nome del lago sembra derivi da "caffa", termine con cui gli antichi montanari indicavano un avvallamento o una conca. Il lago non ha origine da un ghiacciao ma a causa della natura impermeabile del terreno ed alla scarsa vegetazione circostante, l'acqua piovana e quella proveniente dallo scioglimento delle nevi confluisce nel lago ove si conserva tutto l'anno anche per effetto della temperatura rigida e delle frequenti nebbie che limitano l'evaporazione.In questo punto non manca mai il vento: Boccaccio riporta nei suoi scritti la leggenda che vuole lo scatenarsi di terribili tempeste nella zona ogni volta che si getti una pietra nelle sue acque. Questa leggenda deriva forse dal fatto che la zona è soggetta ad improvvise bufere con venti che raggiungono i 100 km/h.



      Tornati al Passo della Calanca sullo stesso sentiero 00 CAI - GEA si scende a sinistra imboccando il sentiero con segnavia n. 66 CAI che, passando sotto il Monte Spigolino ci riporta al poggio della Doganaccia. Il sentiero è più bereve e il paesaggio cambia regalandoci anche la vista di qualche boschetto di conifere.



      E come sempre potete consultare la cartina con tutte le tappe per scoprire una Toscana semplice ma di grande effetto fuori dalle rotte più conosciute:

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      Aspirante erborista dall’anima ribelle ed inguaribile curiosa, uno spirito gipsy e sognatore pronto sempre a nuove avventure.

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